SVILUPPO SOSTENIBILE AGRICOLTURA TUTELA DEL TERRITORIO SALVAGUARDIA AMBIENTALE

LA STORIA LA SCRIVE CHI VINCE LA GUERRA

Data pubblicazione

Canapa VS Petrolio

hempVSoil

 

 

Nella terra martoriata dal petrolio, la Basilicata, definita La Regione Nascosta nell’ultimo libro di Pino Aprile, l’Associazione Lucanapa continua a fare Tutela del Territorio attraverso il perseguimento di attività legate allo sviluppo sostenibile della Lucania, in quei luoghi dediti da sempre all’agricoltura, la Val d’Agri.

Sono diverse le attività che stiamo portando avanti nell’ambito del progetto FitoFibra che si pone come obiettivi di:

 

-          Dare un utilizzo alternativo ai terreni contaminati attraverso coltivazioni no-food;

-          Contenere i danni ambientali mediante l’utilizzo di colture fitodepurative;

-          Delegare l’eventuale onere di stoccaggio delle parti compromesse della pianta ai responsabili della compromissione del suolo;

-          Sensibilizzare le popolazioni locali sulle potenzialità economiche, nel rispetto ambientale, della canapicoltura;

-          Valorizzare quelle zone rurali marginali improduttive a vantaggio della tutela del territorio;

-          Progettare la filiera per l’utilizzo di fibre di qualità per la materializzazione dei prodotti, implementare il concetto di multifunzionalità dell’azienda agricola affidando la prima trasformazione direttamente al produttore;

-          Realizzare la filiera sostenibile nel rispetto del concetto di sviluppo integrato, incentivare la nascita di realtà economiche innovative nel comparto manifatturiero;

-          Incentivare la ricerca degli enti regionali affinché si raffini un legame di continuità tra istruzione, formazione e lavoro arginando i fenomeni di spopolamento e disoccupazione.

Tanti ci hanno sostenuto e ci sostengono concependo la volontà di realizzare qualcosa che dà tanto a tanti e toglie molto a pochi, in termini sia ambientali che territorioali ma anche economici.

Abbiamo avviato una raccolta fondi che si può sostenere anche attraverso una donazione online.

Scopri come puoi sostenerci.

 

Tratto da “Il sud puzza” di Pino Aprile, La Regione Nascosta; edizione PIEMME 2013

C’è una regione nascosta che non ha autostrade, treni, aeroporti; è il doppio della Liguria, ma ha solo un terzo degli abitanti; dispone di risorse idriche imponenti (incluso alcune delle sorgenti minerali migliori che ci siano), con cui dà da bere a quasi un decimo della popolazione italiana e ne alimenta industrie, agricoltura e turismo, rendendo possibile la produzione di una quota rilevante della ricchezza nazionale; ha i più vasti giacimenti petroliferi in terraferma d’Europa, in grado di sanare, da soli, il deficit dell’intero Paese, ma il suo prodotto lordo pro-capite è la metà di quella della Valle d’Aosta (che dallo Stato prende soltanto, perché Regione a Statuto speciale); fornisce all’Italia quasi un decimo (e presto qualcosa di più) del fabbisogno annuo di carburanti, ma paga la benzina più cara di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e altre regioni più ricche; è occupata quasi militarmente dalle maggiori compagnie petrolifere del pianeta, ma l’unica strada decente che ha, la Basentana, è quasi priva di stazioni di rifornimento; il petrolio lo portano subito altrove, ma i residui velenosi li sotterrano in loco, sino a quattromila metri di profondità, in zone pregne di sorgenti e laghi; è quasi senza industrie (a parte la Fiat di Melfi e poco altro), ma ha i più grandi impianti d’Europa per lo smaltimento di rifiuti tossici e un deposito di scorie nucleari radioattive, in corso di ampliamento per divenire il maggiore del continente; ha monti innevati, ampie foreste, uno dei vulcani più interessanti che si siano (erutta ogni 100-200 mila anni e non si sa se sia davvero in quiete), si affaccia su due mari, ma non ha un porto; sembra l’Eden il giorno della creazione, ma l’incidenza delle patologie tumorali è in crescita e ha superato le medie nazionali; è una delle regioni più vuote d’Europa, ma ha il record mondiale della vicinanza dei pozzi petroliferi ai centri abitati: sino alla periferia di un paese, a ridosso dell’ospedale; ha rappresentati politici, di qualsiasi schieramento, potentissimi su scala nazionale, ma non nel sostenere gli interessi della propria regione (il che non vuol dire che non ci sia chi ci abbia provato o ci provi, però i risultati sono quelli); sembra una terra esclusa dal mondo, ma da circa un secolo è al centro di terribili intrighi internazionali per lo sfruttamento delle sue risorse, forse la vera ragione (o almeno una delle ragioni) dell’assassinio di Giacomo Matteotti, Enrico Mattei, Pierpaolo Pasolini e Aldo Moro.

Benvenuti in Lucania, coast-to-coast, colonia d’Italia.

Come si riconoscono le colonie? Sono dotate di grandi risorse, di cui si appropriano altri, mentre la gente del luogo è povera. In Italia, la regione più ricca di tesori (dal petrolio all’acqua), ma anche la più povera è la Lucania (un anno sì e uno no se la batte con la Calabria). L’immenso salasso di risorse non le ha portato una strada, un aeroporto, un porto, un treno, una preferenza per l’assunzione dei propri giovani nelle imprese cha la scuotano di ogni bene, nemmeno uno sconto sulla benzina ( a parte l’umiliante bonus annuo di cento euro:”I Petrolieri pagano il pieno ai lucani” ebbe il coraggio di titolare il “Corriere della Sera”! E pure su quello, con una porcheria “legale”, è riuscito a prelevare il “pizzo” per il Nord, il gauleiter del Veneto Luca Zaia, con lui ministro dell’Agricoltura si usarono a beneficio esclusivo dei padani i soldi per la promozione all’estero dei prodotti agroalimentari italiani). Nulla ha avuto la Lucania, tranne l’incremento dell’emigrazione (in pochi anni ha perso più di un decimo dei residenti) e il degrado di parte dell’eccellente economia agricola e turistica preesistente. Ministri, sottosegretari, parlamentari lucani non hanno mai chiesto (e se sì, inutilmente) né ottenuto nulla di rilevante per la propria terra (manco il treno!!), sulla quale hanno potere, solo finché la tengono sottomessa a interessi forestieri. Pure questo è proprio delle colonie: si dà molto a pochi, per togliere tanto a tutti. Chi non regge se ne va; chi rimane, fra Stato, Regione, Comune ed enti vari, campa. Né i predoni del petrolio, ti spiegano, vogliono lucani tra i lori dipendenti, forse nel timore che possano avere delle remore a trattare la propria terra, in quel modo; e magari, creare problemi. C’è persino stato un convegno di geologi indigeni, che è parso, agli osservatori, un proporsi alle compagnie. Inascoltato.

Ma perché si fanno fare questo, i lucani?

 



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